Prosegue nel Parco del Limbara la programmazione del Museo di arte ambientale Organica.
Fino al 31 luglio due esposizioni dedicate all’arte e all’ambiente: due le mostre personali visitabili nelle sale espositive dello Spazio CEDAP:
“Le visioni chiamano ad una notte vuota” installazione site specific di Eleonora Desole e
“Altre tracce”, mostra fotografica di Cédric Dasesson;
A pochi chilometri dal centro di Tempio Pausania, nel Bosco di Curadureddu, proseguono le attività espositive di Organica, il museo di arte ambientale dedicato all’arte contemporanea e alla fotografia con la direzione di Giannella Demuro.
Visitabili fino al 31 luglio, nelle sale dello Spazio CEDAP, due mostre personali: per la sezione di arte contemporanea Le visioni chiamano ad una notte vuota, opera site specific della giovane artista Eleonora Desole; per la sezione dedicata all’ambiente la mostra Altre tracce del fotografo Cédric Dasesson.Entrambe le esposizioni sono curate da Giannella Demuro.
Alla sua prima personale, la giovane artista sassarese Eleonora Desole, presenta l’inedita installazione site-specific Le visioni chiamano ad una notte vuota. In uno spazio ovattato che annulla i confini fisici della sala espositiva, l’artista dispone frammenti di natura, immagini, suoni e emozioni: un luogo buio interrotto a tratti da lame di luce incerta, che cela un bosco dove l’acqua scorre silenziosa e un vento muto agita alberi, rami e foglie. Sono tracce di una natura in bianco e nero che rinnova il ciclo perpetuo della vita e della morte. Lo spazio espositivo diventa, così, uno spazio onirico e crepuscolare, impalpabile e dai confini incerti, abitato da visioni che richiamano antichi riti pagani. Forme fantastiche sospese nel vuoto, eteree, evanescenti e irraggiungibili, feticci zoomorfi oscillano lenti, in un vuoto gravido di attese attraversato dal brusio intermittente delle tante voci indistinte ma familiari che abitano la notte, scandendo lo scorrere inesorabile del tempo. Eleonora Desole trasporta lo spettatore in uno spazio immaginario e primordiale dove il buio, apparentemente vuoto, è denso di possibilità non ancora espresse o non ancora colte: un invito a specchiarsi nella natura primordiale per ritrovare dentro di sé le tracce infinite dell’universo”.
Eleonora Desole (1999), vive e lavora a Sassari. Dopo il diploma all’Accademia di Belle Arti di Sassari si specializza in Pittura. La sua ricerca nasce da un dialogo costruito attraverso materiali grezzi provenienti dalla natura e l’utilizzo di tecniche e supporti multimediali, che dà vita a scenari inusuali, luoghi dell’immaginazione in grado di creare dimensioni altre. Ha partecipato a diverse mostre collettive, tra cui “Fuori Tutto!” nel 2019 (Sassari, Spazio Chora) e “Habitat” nel 2023 (Sassari, Palazzo Ducale). Sempre nel 2023, a Tortolì, partecipa alla seconda edizione di “Contemporanea Talk”, progetto promosso dalla Fondazione di Sardegna.
La mostra Altre tracce, del fotografo cagliaritano Cédric Dasesson racconta – attraverso la serialità ordinata di immagini di vario formato – la storia della Sardegna e della sua gente, il lento processo di adattamento dell’uomo e della natura in un luogo e uno spazio dove lo scorrere lento del tempo è misurato da una serie di intervalli leggibili come linee di rottura, elementi di cambiamento e trasformazione.
Partendo dalle tracce di antropizzazioni remote sparse nell’Isola dal popolo sardo, connotate nell’immaginario collettivo come identitarie – dolmen, menhir, tafoni e conche fraicate, domus de janas, nuraghi, templi, muretti a secco e pinnette – l’autore racconta con le immagini, un processo temporale ritmicamente vario e complesso, testimonianza evidente e oggettiva delle continue forme di adattamento dell’uomo alle inevitabili trasformazioni del territorio.
Dasesson concentra il suo sguardo sul passaggio dalla condizione di vita nomade a quella stanziale, stabile, permanente, quella che lascia sui luoghi tracce riconoscibili di antropizzazione, di “addomesticamento”. All’interno di questi processi di adattamento, presenza pressoché costante è la roccia, simbolo di forza, di resistenza e di ostilità ma anche rifugio, casa, spazio di aggregazione comunitaria, come nei luoghi di culto.
La ricerca fotografica di Dasesson esplora i nessi tra gli elementi, spesso appiattiti da una lettura stereotipata, che connotano i caratteri fondamentali del popolo e ne raccoglie le nozioni fondamentali, offrendo un’associazione diretta tra luogo e il suo utilizzo. I luoghi diventano, così, grandi contenitori di informazioni, tradizioni, storie mitologiche impresse nella roccia e in parte ancora da scoprire. Il processo di adattamento rivela il suo essere motivo di sopravvivenza, simbolo di scelte mirate di vita in totale simbiosi con il territorio, simbolo di caparbietà e perseveranza nella volontà di vivere condizioni dettate spesso dalla natura.
Cédric Dasesson (Cagliari, 1984) è un fotografo che sviluppa una predilezione per lo studio del territorio e del paesaggio contemporaneo. Utilizza la fotografia come mezzo di ricerca, individuando un percorso di analisi e lettura dello spazio, leggendo i cambiamenti del territorio e sensibilizzando i luoghi che osserva. I suoi lavori sono stati esposti in mostre internazionali e sono presenti in collezioni istituzionali – MUFOCO (Museo Italiano della fotografia contemporanea), MiBACT, Università di Cagliari, Biennale di Pisa, Falía*, Biennale dello Stretto – e private come la Fondazione Vuitton. Ha sviluppato un metodo descrittivo del paesaggio costiero per livelli: sott’acqua, da terra e dal cielo, realizzando insieme a Sardarch e alla Conservatoria delle Coste della Regione Sardegna, un progetto fotografico sulla mappatura del territorio. Tra i suoi interessi l’analisi del territorio urbano e rurale. Nel 2019 è uno dei dieci artisti selezionati da MUFOCO e MiBACT per lo sviluppo dell’Atlante Architettura Contemporanea con il quale viene pubblicato “10 viaggi nell’architettura contemporanea” ed espone alla Triennale di Milano e a Roma, al Museo Nazionale Romano. Realizza progetti di identificazione del costruito attraverso la residenza d’artista Falia*. Collabora con la facoltà di Architettura di Cagliari e con Sardarch. Le sue pubblicazioni principali sono Level (2017), Di notte il mare non dorme mai (2018), Costellazioni (2020) e Oltreterra (2023).
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Tutti gli eventi di Organica si tengono alle pendici del Monte Limbara, nei dintorni di Tempio Pausania: nel bosco di Curadureddu e presso il CEDAP – Centro di Educazione e Documentazione sull’Ambiente e sul Paesaggio.
Lo spazio del CEDAP dispone di due sale espositive, una dedicata all’arte contemporanea e l’altra alla fotografia ed è anche un punto informativo per le attività escursionistiche, ambientali e culturali del territorio.
Su prenotazione, è possibile organizzare delle visite guidate al Museo di arte ambientale per piccoli gruppi.
La località è raggiungibile da Tempio, Olbia e Sassari lungo la strada statale SS 392, e poi a piedi percorrendo uno dei suggestivi sentieri che si inoltrano nei boschi del Limbara.
Organica – museo di arte ambientale nel Parco del Limbara è un progetto dell’associazione culturale tramedarte con la direzione artistica di Giannella Demuro e realizzato in collaborazione con il Comune di Tempio Pausania, la Fondazione di Sardegna, la Regione Sardegna, il FAI – Fondo Ambiente Italiano, Salude & Trigu, Fo.Re.S.T.A.S., il Touring Club Italiano, il Master DECA Pro dell’Università di Sassari, l’Accademia di Belle Arti “Mario Sironi” di Sassari, associazioni culturali e i partner Escursì.com, Confcommercio Nord Sardegna, Gallura Mia srl, Hotel Pausania Inn, La Baita Limbara.
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città: Tempio Pausania (SS)
sede: Monte Limbara | località Curadureddu / CEDAP – Centro di Educazione e Documentazione Ambientale e Paesaggistica del Limbara (SS 392 Tempio-Oschiri)
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